Per meglio comprendere la storia di Napoli dalle origini fino ai nostri giorni, bisogna necessariamente considerare anche il suo lato “sotterraneo”. Il ventre di Napoli è formato da una rete di cunicoli, gallerie, acquedotti, cave, rifugi e pozzi che hanno svolto un ruolo determinante nello sviluppo della città dalle sue origini fino al dopoguerra determinando così l’esistenza di una vera e propria città parallela.
Napoli è una di quelle città che si è generata sulle sue stesse viscere, dove gli edifici sorgono sopra la cava che ha fornito il materiale per la loro costruzione.
L’esistenza della “Napoli Sotterranea” è legata alla conformazione morfologica e geologica del territorio. L’attività vulcanica nel corso dei millenni ha lasciato materiali che compattandosi hanno dato luogo al tufo giallo, una roccia dalle caratteristiche molto particolari in quanto friabile, leggera e resistente.
Le iniziali trasformazioni della morfologia del territorio risalgono al periodo dei primi coloni greci, giunti intorno al 470 a.C., che sancirono di fatto l’atto di nascita della Napoli sotterranea.
Con l’espansione della città si realizzò per la prima volta un vero e proprio acquedotto denominato della Bolla. L’acqua proveniente dalle sorgenti situate nella zona del Vesuvio veniva raccolta in cisterne scavate nel tufo e da queste, mediante una fitta rete di cunicoli, raggiungeva i pozzi che rifornivano le case soprastanti.
Anche le religioni utilizzarono questi ambienti naturali per difendersi e nel contempo diffondere i propri culti. All’epoca paleocristiana risalgono le numerose catacombe ubicata nel Quartiere Sanità, una zona ricca di cave destinata sin dalle origini ad area cimiteriale. Tra le più importanti si ricordano le Catacombe di San Gennaro che hanno accolto le spoglie del Santo patrono e le Catacombe di San Gaudioso dove si conservano ancora preziosi affreschi e incredibili mosaici realizzati con teschi impreziositi da gemme.
E poi c’è il famoso Cimitero delle Fontanelle meta della venerazione popolare dei defunti ed centro del culto delle “anime pezzentelle”.
Altre grotte si trovano nella zona di Via Chiatamone, una volta direttamente sul mare e identificate come le grotte Platamonie. Frequentate dall’epoca greca fino al 1500 e adibite nell’antichità a sale termali e poi a tempio del Dio Mitra, col tempo finirono per diventare sedi di orge e prostituzione.
Oggi vi sono diversi percorsi per accedere alla rete di ambienti sotterranei e tra questi ricordiamo:
La Neapolis Sotterrata ubicata all’interno del Complesso Monumentale di San Lorenzo Maggiore perfetta sintesi della stratificazione storica ed architettonica della città di Napoli. La visita è, in effetti, come un viaggio nel tempo perché, grazie alle straordinarie testimonianze archeologiche e artistiche, è possibile ripercorrere le tappe fondamentali dello sviluppo della città, dalla Neapolis greco-romana fino all’età moderna.
Il percorso sotterraneo del Lapis Museum all’interno del complesso della Basilica di Santa Maria alla Pietrasanta, un luogo della memoria, custode di un incredibile patrimonio geologico e archeologico. Un vero e proprio decumano sotterraneo che si snoda per più di 1 km dove sono visibili le stratificazioni delle eruzioni vulcaniche del sottosuolo napoletano, i cunicoli dell’acquedotto greco-romano dell’Antica Neapolis e le straordinarie testimonianze della seconda guerra mondiale.
Il sottosuolo napoletano in molte occasioni ha determinato e modificato il corso della storia della città. Molti gli avvenimenti in cui i sotterranei hanno giocato un ruolo decisivo. Come nel 537 quando il generale Belisario con la complicità di un pozzaro fece passare il suo esercito attraverso un cunicolo dell’acquedotto e una volta penetrato nella città la conquistò e saccheggiò. Lo stesso stratagemma fu utilizzato secoli dopo da Alfonso d’Aragona per espugnare la città e sconfiggere definitivamente gli Angioini che avevano regnato per circa due secoli, scrivendo così un nuovo capitolo della storia di Napoli.
L’ultimo atto di questa lunga e affascinante storia risale alla seconda guerra mondiale quando, per offrire un rapido e sicuro rifugio alla popolazione durante gli allarmi aerei, si decise di riadattare le antiche cisterne dell’acquedotto. Per creare le condizioni adatte ad ospitare migliaia di persone, furono allargati i pozzi dotandoli di scale che scendevano in profondità, si resero percorribili i cunicoli di comunicazione e le cisterne furono fornite di impianto elettrico e di servizi igienici.
Le testimonianze di questo lungo e affascinante processo storico sono ancora oggi ben visibili in molte cavità del sottosuolo napoletano. In particolar modo in quella sita in Via Sant’Anna di Palazzo che per iniziativa dell’Associazione LAES è possibile visitare e percorrere in tutta la sua estensione; o la Galleria Borbonica dove tra i vari percorsi di visita previsti, vi è anche la possibilità di percorrere alcuni tratti in zattera.
Michele Carneglia